La Resistenza

La Resistenza è una delle quattro capacità condizionali del nostro corpo. Essa è la capacità che ci permette di effettare un lavoro di lunga durata senza cali di prestazioni.


IN FUNZIONE DELLE MASSE MUSCOLARI IMPLICATE LA RESISTENZA PUÒ̀ESSERE CLASSIFICATA IN:
• GENERALE
• SPECIFICA

La resistenza generale

è la capacità di eseguire un lavoro di lunga durata, facendo fronte alle richieste energetiche dei muscoli tramite l’assunzione di maggior ossigeno (attività aerobica). Quindi un lavoro bassa intensità mantenuta per un periodo mediolungo.

La resistenza specificà

è il tipo di resistenza necessario per realizzare uno specifico gesto di gara di una disciplina sportiva. (Anaerobica lattacida)


A SECONDA DI QUANTO A LUNGO SI PROTRAE LO SFORZO PUO’ ESSERE CLASSIFICATA IN RESISTENZA

di breve durata (fino a 2 minuti)


di media durata (da 2 a 10 minuti)


di lunga durata (oltre i 10 minuti)


QUANDO FACCIAMO UN LAVORO DI LUNGA DURATA AVREMO I SEGUENTI BENEFICI:

BENEFICI A LIVELLO GENERALE

• LA SALUTE DIVENTA PIÙ STABILE: MIGLIORA LA RESISTENZA ALLE MALATTIE INFETTIVE E AGLI SBALZI DI TEMPERATURA.
• IL RECUPERO DOPO LO SFORZO AVVIENE PRIMA
• PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI
• I GESTI TECNICI MIGLIORANO


BENEFICI A LIVELLO FISIOLOGICO

• MIGLIORA LA FUNZIONALITA’ CARDIACA CON AUMENTO DELLE CAVITA VENTRICOLARI ED ATRIALI.
• AUMENTANO I GLOBULI ROSSI
• AUMENTA LA QUANTITA’ DI SANGUE CIRCOLANTE
• DIMINUISCE LA FREQUENZA CARDIACA
• AUMENTA LA CAPILLARIZZAZIONE PERIFERICA
• LA QUANTITA’ DI ARIA CHE SI VENTILA E’ MAGGIORE


BENEFICI A LIVELLO PSICOLOGICO

• AUMENTA LA CAPACITA’ DI SOPPORTAZIONE DELLA «SOFFERENZA»
• CRESCE L’AUTOSTIMA
• LE ONDE CEREBRALI EMANATE DANNO SENSAZONE DI CALMA E BENESSERE.


COSA INFLUENZA LA RESISTENZA

  • EFFICIENZA DELL’APPARATO CARDIO CIRCOLATORIO (Gittata cardiaca e capacità polmonare)
  • CONTENUTO DI OSSIGENO NEL SANGUE (Globuli rossi e Emoglobina)
  • QUANTITA’ DI FONTI ENERGETICHE NEL SANGUE (Glucidi e Acidi grassi)
  • CAPACITA’ DEL NOSTRO ORGANISMO DI TRASFORMARE LE FONTI ENERGETICHE E DI ASSORBIRE OSSIGENO (Capacità dei mitocondri e degli enzimi)
  • PRESENZA DI UNA ALTA PERCENTUALE DI FIBRE MUSCOLARI ROSSE (Lente)
  • LIVELLO DI VASCOLARIZZAZIONE
  • GIUSTA DISTRIBUZIONE DELLO SFORZO
  • COORDINAZIONE DEL GESTO ATLETICO
  • FORTE INTERESSE PER LO SPORT PRATICATO
  • DISCIPLINA

COME ALLENO LA RESISTENZA

METODI CONTINUI
  • CORSA CONTINUA AD ANDATURA UNIFORME
    • CORSA A RITMO VELOCE
    • CORSA A RITMO LENTO
    • CORSA A RITMO MEDIO
  • CORSA CONTINUA AD ANDATURA VARIATA
    • FARTLEK
    • CORSA IN PROGRESSIONE
METODI INTERVALLATI
  • INTERVALL TRAINING
    • Il lavoro viene frazionato in molte parti con un recupero tra una e l’altra non completo.
  • RIPETITION TRAINING
    • Anche qui il lavoro viene frazionato in molte parti con un recupero tra una e l’altra completo.
  • CIRCUIT TRAINING
    • Allenamento eseguito a circuito (stazioni), ovvero svolgendo serie di esercizi multipli usando ripetizioni medio-alte, basse intensità, senza pause, o con pause molto brevi tra gli esercizi.

QUANDO?

  • Il periodo migliore per sviluppare la resistenza è tra i 12 e i 14 anni
  • La massima prestazione si ha intorno 17-20 anni.
  • Per chi fa sport agonistico durante l’adolescenza può effettuare dei carichi di lavoro molto intensi.

Film: Bartali l’intramontabile



Libera riduzione del racconto di letteratura sportiva tratto dal libro di Ugo Riccarelli – l’Angelo di Coppi – realizzata dal Prof. Vincenzo Napoletani (Numero 1)

La mattina del 27 giugno 1968 Emil Zatopek uscì di casa di buonora, di corsa come sempre. Anche se da diversi anni aveva abbandonato le competizioni, non riusciva a rinunciare a quel suo impegno quotidiano: la fatica era ormai un rito che lo aveva affascinato fin da quando era ragazzino. Ricordava spesso la sua prima gara a Zlin: 1400 metri di dolore, un’eternità passata a cercare fiato e forza per un secondo posto.
Ricevette da un ometto paffuto e rubizzo i complimenti ed un augurio per un avvenire di gloria oltre ad una penna stilografica dorata. Qualche ora dopo tornando in treno a Koprivnice sognò di essere la locomotiva di quel treno e lui correva e tirava come fosse un Ercole o un Atlante. Da allora non aveva più smesso di correre. Si era persino inventato un sistema speciale di allenamento correndo ad esempio 400 metri per quindici volte o venti tratti da duecento metri corsi molto velocemente con scarponi militari ai piedi. Per questo suo lavoro massacrante sulla sua faccia si impresse una smorfia che era una cosa brutta a vedersi, un vero e proprio dolore. A chi gli contestava questo suo correre da cavallo da tiro senza eleganza il campione rispondeva: “Non importa, si vede che non sono capace di fare le due cose insieme, non ho abbastanza talento per sorridere e correre allo stesso tempo “. Aveva vinto Olimpiadi, campionati europei e fatto un record del mondo sui 5000 e 10000 metri. Gli restava la maratona e lui volle provare. La maratona non è solo corsa di resistenza: è una discesa nell’anima, coraggio,tattica e fatica. Aveva l’umiltà dei grandi e all’avvio si mise ai talloni di Peters l’inglese che era il favorito. Nel gruppetto dei primi si sentiva un pesce fuor d’acqua, un principiante senza i giusti ritmi che fanno delle lunghe corse una cosa simile all’andare in musica, al ticchettio di un orologio che diventa un massacro senza conoscere i tempi giusti per danzare. Fu così che diede ascolto ingenuamente al consiglio dell’inglese di aumentare il ritmo e ringraziando di cuore staccò gli altri concorrenti e arrivò primo al traguardo. Adesso, molti anni dopo, allenava la squadra sportiva dell’esercito in cui era colonnello e continuava a correre per le vie di Praga dove i passanti che lo riconoscevano battevano le mani incitandolo. Era anche benvoluto per il suo impegno politico e la sua onestà ed aveva firmato la sera del 27 giugno 1968 il manifesto di Dubcek, quello che in duemila parole richiamava alla dignità e all’indipendenza politica dal governo russo. Quella mattina non mi hai lasciato finire e ora sei costretto ad ascoltarmi. Tu sei un simbolo per la tua gente, sei un’immagine che non è bene sporcare. Segui il mio consiglio, ritratta. Firma qui e te ne vai tranquillo a casa e domani torni in caserma e al campo ad allenare”. Così dicendo gli allungò una carta che Zatopek non degnò neppure di uno sguardo. “Non importa, disse, non ho mai avuto una vita tranquilla, compagno, non ti preoccupare; e poi ho ancora molto da imparare, molto da lavorare, soprattutto devo perfezionare la resistenza che è la mia forza. Ricordi quando ho battuto il mondo in otto giorni vincendo 5000, 10000 e maratona. Forse si può fare ancora meglio. Bisogna provare.

Dovresti pensarci anche tu che quando corri ti si spezza il fiato. Hai la voce ferma solo quando stai seduto al caldo in una stanza, ma così è facile, son capaci tutti, non mi pare una grossa fatica”. Zatopek venne sospeso dall’incarico e fu espulso dal partito. La normalità stava trionfando e lui ormai non era più normale, era soltanto un cavallo matto che correva troppo in fretta. Venne messo a fare il muratore. Molti amici dall’estero, estimatori, sportivi, gli offrirono ponti d’oro per poter emigrare. Lui invece resistette e continuò a vivere accanto alla sua gente resistendo all’ impulso di scappare. Una mattina di febbraio che era ancora buio, uscì come al solito per l’allenamento. Correndo con la testa piena di pensieri e dubbi per un attimo rivisse la scena di qualche mese prima: sentì dietro di se una presenza che correva con lui, ma stavolta non era l’uomo che lo aveva minacciato. Era invece un ragazzo con un grande maglione, il viso coperto da una sciarpa, alto slanciato con un passo svelto. “Signor Zatopek” gli disse, per favore continui la corsa, continui a perfezionare la sua resistenza. Le siamo tutti grati a Praga per non averci lasciati soli a lottare. Lei ci ha insegnato a provare ogni giorno ad aumentare di un metro. Abbiamo bisogno di lei perché la fuga sarà lunga e pensare che con noi corre una locomotiva umana, ci da forza e speranza”. Zatopek avrebbe voluto rispondere, ma non fece in tempo perché il ragazzo aumentò veloce il passo e prima di scomparire nel buio fece intravvedere al campione il suo viso bruciato dal fuoco. Fu solo un attimo, poi tutto scomparve. Restò solo la strada, il freddo e il dubbio che tutto fosse stato solo un sogno. Poco dopo Zatopek venne convocato di nuovo nel palazzo, dove gli dissero: “Come vedi non ti abbiamo scordato, hai continuato ad allenarti, dimostrando grandi qualità di resistenza, e per questo abbiamo pensato di assecondare il tuo desiderio di impegnarti ancora di più: C’è una miniera di uranio al nord che ha bisogno di braccia forti per trainare i carrelli dal fondo della terra. Ci sembra un compito all’altezza della tua fama”. Il campione fece un mezzo sorriso. “Grazie davvero – disse – era quello che cercavo. Non ci crederete ma una volta ho sognato di essere una locomotiva che trascinava vagoni. Correndo con gente in tutto il mondo ho imparato che c’è una grande differenza tra correre e scappare per cui vado tranquillo in miniera e spingerò i carrelli finché potrò. L’importante non è essere perfetti, l’importante è arrivare”.


Uno dei nostri grandi campioni: Stefano Baldini


Un bel video descrittivo